Fonte: www.ansa.it
KOBE – La lotta è contro il tempo: il riscaldamento globale danneggia la terra in modo più rapido di molte previsioni e la corsa senza fine dei prezzi del petrolio rischia, paradossalmente, di accelerare la crescita delle emissioni di gas serra. Il quadro è allarmante e, per questo, scienziati e attivisti hanno invitato senza mezzi termini i ministri dei Paesi più industrializzati ad agire con tempestività. L’occasione del confronto cade durante il vertice ministeriale del G8, il Gruppo degli Otto Grandi, dedicato all’ambiente, che ha aperto i lavori a Kobe, in Giappone, per una tre giorni di confronto a tutto campo dedicato ai cambiamenti climatici.
Nel corso di una tavola rotonda, tenuta nel pomeriggio, gli ambientalisti hanno invitato ad adottare rapide azioni per arginare gli effetti del rialzo delle temperature nel mondo che, secondo gli scienziati, mette rischio su scala globale la sopravvivenza di gran parte della flora e della fauna esistente, e provoca fenomeni catastrofici come inondazioni e siccità. Alcuni dati su tutti: il rapido scioglimento dei ghiacci artici, l’aumento dei danni alle colture e altri problemi moltiplicano i loro effetti dannosi, ha affermato Bill Hare, del Potsdam Institute for Climate Impact Research. Durante l’estate, il ghiaccio nel mare Artico, per esempio, si è portato a livelli tanto bassi lo scorso anno da essere pari al 40% in meno della stima ipotizzata nel periodo tra il 1979 e il 2000. Il greggio schizzato oltre i 130 dollari al barile, incoraggia l’uso del carbone, combustibile molto più economico, ma anche molto più inquinante. “I recenti sviluppi nel settore energetico – ha proseguito Hare – sono fattori di rischio. E’ troppo presto per dire se si tratta di un cambiamento di modello, ma di certo è un fattore di rischio”. Il summit di Kobe è preparatorio per l’incontro del G8 del prossimo luglio, nell’isola di Hokkaido, dal quale ci si attendono indicazioni più precise sulla convergenza necessaria per il patto internazionale da firmare entro dicembre 2009 per combattere il riscaldamento globale. L’anno prossimo sarà dunque la presidenza italiana del G8 ad assumere un ruolo importante per la ricerca di un difficile consenso su un tema tanto cruciale: l’esordio internazionale a Kobe del neo ministro Stefania Prestigiacomo si inquadra anche in questa prospettiva. Non a caso il minsitro ha avuto un incontro diretto con il responsabile statunitense dell’ambiente, Stephen Johnson. Prestigiacomo è intervenuta pure alla tavola rotonda sulla “biodiversità”, osservando che si tratta di una ricchezza da non disperdere, ma da capitalizzare, che “va intuita e percepita come un nostro capitale. Se saremo bravi a gestire le risorse rinnovabili e a garantire che le nostre economie divengano sempre più sostenibili, il futuro dei nostri Paesi potrà avere molti problemi in meno da affrontare”. Yvo de Boer, il responsabile delle questioni climatiche dell’Onu, ha spiegato che si aspetta che l’appuntamento di Kobe riesca a impostare la fase decisiva per il vertice di Hokkaido. I paesi del G8, (di cui fanno parte Stati Uniti, Giappone, Russia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Canada), hanno la necessità di determinare gli obiettivi di medio termine per le emissioni di anidride carbonica entro il 2020, con un chiaro impegno sul trasferimento di tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo. I primi incontri di Kobe hanno evidenziato ancora divisioni, con Paesi, come il Giappone, che hanno chiesto maggiore impegno a quelli in via di sviluppo che, a loro volta (il Brasile, ad esempio), hanno sottolineato che le nazioni ricche devono aiutare quelle più povere con il trasferimento di tecnologia. Hilary Benn, capo delle questioni ambientali britanniche, ha sostenuto che il mondo non ha scelta adesso che gli scienziati hanno dimostrato che la terra non può che assorbire che una quantità limitata di gas serra prima che le temperature troppo alte. “Il problema fondamentale che abbiamo è solo politico”, ha aggiunto.
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